Nella Primavera del 2016, camminando tra le mie amate vigne, mi interrogavo su come poter trasmettere tutte quelle sensazioni di bellezza, di autenticità che stavo provando alle decine di persone che ogni anno visitavano la Cantina. Il Barolo può essere bevuto 4 anni dopo la raccolta dell’uva: un pezzo di vita!

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In effetti, ho sempre pensato che una visita in azienda di un paio d’ore, è troppo poco per spiegare quanto lavoro c’è dietro una bottiglia di vino di qualità.

C’è una stagione in vigna, che inizia a gennaio con la potatura, a febbraio con la legatura del tralcio. A marzo si trinciano le sermente e si fanno i lavori di ripristino in vigna (pali torri, barbatelle da sostituire…).

Arriva aprile: le gemme distendono le foglie e a maggio c’è il lavoro di scacchiolatura, per pulire il tronco e i doppi germogli sul capo a frutto.

A giugno i grappoli fioriscono e iniziano a formarsi gli acini, e a luglio il grappolo sarà completo e chiuso. Finalmente ad agosto inizieremo e vedere i primi acini scambiare colore per arrivare a settembre/ottobre alla tanto sospirata vendemmia e chiudere a novembre con le concimazioni e il sovescio.

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Poi inizia il lavoro in cantina: dalla pigiatura del vino, al travaso in legno per l’affinamento passano 3 mesi. E da lì altri 3 anni prima che il Barolo possa andare in bottiglia e essere venduto.

Se penso che da quando pianto un vigneto, la vite (forse) darà i suoi primi frutti dopo 3 anni, la strada è davvero lunga e tortuosa.

Coltivare la vigna e fare il vino, se sei un piccolo produttore artigianale di qualità, significa non dare nessun dettaglio per scontato.
Significa passare ore, giorni e mesi in vigna con qualunque tempo e in cantina senza orari.
Significa non dormire la notte per adattare le soluzioni alla vendemmia: perché non c’è mai un’annata uguale all’altra.
La vite mi insegna ogni giorno proprio questo: l’arte della resilienza.

E così, da tanto pensare, è nato Adotta un Filare: realizzare il sogno di coinvolgere le persone nel ‘dietro le quinte’ del mio lavoro.

Nel 2017 il progetto decolla e grazie a Marco, che mi affianca in azienda, oggi la Community è una Famiglia che condivide valori legati al mondo del vino che vanno ben oltre l’edonismo di una buona bottiglia.

Con molti di loro (che continuano questo percorso ormai da diversi anni) abbiamo un legame autentico. Accoglierli in Cantina, accompagnare gli Adottanti in vigneto spiegando il perché delle mie scelte, approfondendo argomenti spesso trattati in modo superficiale, è qualcosa di meraviglioso!

Posso dire che Adotta un Filare ha cambiato la prospettiva anche per me, perché sono ancora più responsabile del vino che produco che sarà proprio destinato agli Adottanti. Ma soprattutto mi ha arricchito professionalmente e umanamente.

La Festa della Vendemmia a ottobre è diventato il momento in cui ogni anno ci si stringe intorno ad un tavolo e si brinda non solo alla conclusione di una stagione, ma soprattutto alla bellezza della condivisione!